Processo migratorio

Accoglienza dei migranti e fattori di rischio

Sistemi di accoglienza e fattori di rischio
Scritto da Adriano Legacci

Il sistema di accoglienza dei migranti, le sue caratteristiche ed altri fattori di rischio

Il sistema di accoglienza dei migranti, le sue caratteristiche ed altri fattori di rischio

Centri di accoglienza dei migranti. Accoglienza straordinaria

Fino a qualche anno fa l’Italia ospitava il flusso dei richiedenti asilo attraverso il loro invio in centri governativi di prima accoglienza  o negli SPRAR (Servizio di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Nel Gennaio-Marzo 2014, successivamente all’incremento esponenziale degli sbarchi, il Ministero dell’Interno richiedeva alle Prefetture di reperire in via temporanea della strutture di accoglienza dei migranti nei vari territori di competenza; solo un mese più tardi il Ministero avrebbe emanato un’altra circolare per promuovere l’espansione di questo “piano straordinario”. È così che nasce il sistema dei CAS (centri di accoglienza straordinaria), che attualmente ospita più del 78% delle persone richiedenti asilo (statistica governativa aggiornata al 31 Gennaio 2017).

Queste strutture di carattere emergenziale sono emanate dalla Prefettura, che appalta a cooperative del privato sociale ma anche ad imprenditori privati la gestione di abitazioni di varia natura, realizzate in alberghi, B&B, case private, appartamenti affittati ad Hoc, ex scuola o caserme ed altri edifici pubblici/privati in disuso.

Accoglienza dei migranti. Fattori di rischio

I gestori della struttura ricevono il mandato dalla Prefettura di erogare un servizio di accoglienza base, comprendente l’assistenza e gestione amministrativa del migrante, che riceve consulenza ed assistenza legale al fine di preparare al meglio la propria commissione ed i relativi documenti; assistenza e screening sanitario, servizi di pulizia ed igiene ambientale, erogazione pasti e beni di prima necessità (vestiti, prodotti igiene personale, compenso giornaliero di 2,5 euro, scheda telefonica di 15 euro) a fronte di una retta giornaliera di 35 euro a migrante.

A differenza dello SPRAR però il CAS non prevede sistematicamente servizi o attività di inserimento lavorativo e sociale nel territorio, limitandosi buona parte delle volte a garantire corsi di alfabetizzazione italiana di base. Le caratteristiche fisiche e logistiche dei locali adibiti a centri di accoglienza straordinaria, inoltre, influenzano fortemente il tipo di attività che si potrà andare a fare nei CAS: la maggior parte delle strutture reperite sono lontane e mal collegate col tessuto urbano-sociale circostante, imponendo ai suoi utenti una situazione di isolamento e segregazione fisica dal resto del contesto territoriale.

Questi fattori, uniti a limiti di tempo, mandato ricevuto, risorse umane ed economiche investite, fanno sì che il CAS presenti una progettualità piuttosto ristretta. Questo fatto, unito alla lunga permanenza media in suddette strutture (mediamente un anno), determina una condizione di inattività prolungata per il beneficiario, condizione che molte volte può portare allo sviluppo di sindromi depressive e/o fenomeni di ritiro all’interno dei centri.

Mancanza di inserimento lavorativo e sociale, isolamento e segregazione, carenza di tempo e risorse e una lunga permanenza nei centri di accoglienza dei migranti possono portare allo sviluppo di sindromi depressive e/o fenomeni di ritiro all’interno dei centri.

accoglienza

©2013-2017 Jessica-Art

Piccole realtà di accoglienza dei migranti virtuose

Tale descrizione e generalizzazione non rende giustizia alla grande eterogeneità presente all’interno della “galassia” dei centri d’accoglienza dei migranti, fra cui spiccano realtà virtuose, per quanto vada sottolineata una tendenza generale che può diventare norma in buona parte delle strutture coinvolte. A ciò va aggiunto che ci sono diversi modelli di CAS, la cui natura varia in base alla loro grandezza quantitativa: se da un lato si hanno strutture di smistamento che arrivano ad avere anche centinaia di utenti, dall’altro, soprattutto negli ultimi anni, si sta assistendo all’organizzazione di strutture con 10-15 persone, strutture che si ispirano ad un’opera di micro-accoglienza.

Accoglienza dei migranti. La Risposta psicoterapeutica

Per quel che riguarda la risposta psicoterapeutica messa in atto dalle strutture in riferimento ai problemi connessi all’accoglienza dei migranti, bisogna dire che essa è parziale e non sempre all’altezza della situazione (sia per mancanze di risorse e numeri significativi dell’equipe curante, sia per la mancanza di conoscenze specifiche nel settore), tant’è vero che gli stessi collegamenti con i CSM e gli specialisti del Territorio sono carenti e non sistematici.

Verosimilmente ciò accade anche per la relativa novità di questa emergenza, che ha portato gli addetti ai lavori a ricercare altrove degli adeguati modelli teorici e di intervento clinico. In questo caso per esempio ci si è rivolti al modello francese, dove avendo avuto già 50-60 anni fa dei cospicui flussi migratori dall’Africa sahariana e sub-sahariana, si è avuta la possibilità di elaborare nuove metodologie di ricerca, comprensione ed intervento con questa popolazione clinica. Il modello in questione è quello dell’Etnopsichiatria di Devereux e Thobie Nathan, di cui andremo nei prossimi articoli ad esplorare le principali idee.

Accoglienza dei migranti. BIBLIOGRAFIA

Sull'Autore

Adriano Legacci

Titolare del Centro di Psicologia e Psicoterapia Dr. Legacci Padova.
Fondatore dell'Associazione Umaniversitas Academy , Corsi per Manager e Leader.
Cofondatore dell'Associazione Gli Argonauti, Psicoanalisi e Società.

Opera privatamente a Padova e a San Donà di Piave in qualità di psicoterapeuta.

Tiene corsi e seminari di crescita personale e professionale per manager e dirigenti d'azienda.

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