Processo migratorio

Processo migratorio e salute psicofisica

processo migratorio
Scritto da Adriano Legacci

Salute fisica, emotiva e mentale degli esseri umani coinvolti nel processo migratorio

Il Processo migratorio

Processo migratorio. Le numerose crisi umanitarie degli ultimi anni, la persistenza di condizioni di guerra e la violazione sistematica di tutti i diritti umani costringono milioni di persone a fuggire dal proprio paese, intraprendendo viaggi spesso molto pericolosi. Il processo migratorio degli ultimi anni (soprattutto nel caso del flusso di persone che approda in Italia dopo l’attraversata del mare) sembra essere legato anche ad un’organizzazione ed un “commercio umano” trans-nazionale che coinvolge gli stati della Nigeria, Niger, Ciad e Libia, traffico che ha avuto una diffusione e strutturazione significativa in concomitanza del disfacimento dello stato libico successivo alla caduta del regime di Mu’ammar Gheddafi, nel 2011.

Da allora la Libia versa ancora in una condizione di guerra civile, ed il sud risente della mancanza di controllo da parte di un organismo centrale, permettendo ai trafficanti di creare un corridoio in questa regione del paese, il Fezzan, un’area di 700.000 km² ricoperta di deserto e rocce. Dalle varie parti dell’Africa cioè convergono verso la Libia diverse vie di transito, delle quali buona parte si “condensano” nell’imbuto del Fezzan, le cui 3 tribù locali (i Tedu, i Tuareg e gli Alwad Suleiman) sono riuscite solo ultimamente a raggiungere un accordo per una maggiore cooperazione nella gestione delle frontiere (7 Marzo 2017).

Le statistiche del processo migratorio

A fine Marzo 2017 le persone già arrivate erano 24.280 (di cui 2290 minori non accompagnati), il 30% in più rispetto al trimestre Gennaio-Marzo del 2016, anno in cui si era registrato il record, con 181.440 persone accolte, il 18% in più rispetto al 2015. Il 23 Aprile 2017 è stato fatto un primo bilancio delle vittime in questo primo terzo dell’anno: 1089 persone. Fra le popolazioni più numerose degli sbarchi nel primo trimestre 2017, spiccano Guinea (13%), Nigeria (12%), Bangladesh (11%), Costa D’Avorio (10%), Gambia (9%) e Senegal (8%).

Secondo la Commissione Nazionale italiana per il Diritto d’Asilo, le richieste nel primo trimestre 2017 sono aumentate del 60% rispetto allo stesso periodo del 2016. Dal primo gennaio 2017, 16.360 domande d’asilo sono state esaminate dalle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale: il 9% dei richiedenti asilo ha ottenuto protezione internazionale, il 9% protezione accessoria, il 23% protezione umanitaria, il 54% delle domande è stato respinto. Al 10 marzo 2017 119.460 domande relative al processo migratorio devono ancora essere esaminate dalle Commissioni Territoriali.

Per quel che riguarda la popolazione complessiva immigrata residente nel nostro paese (e che sempre di più in futuro avanzerà nei confronti del sistema italiano anche delle richieste di cura ed assistenza psicologica, con tutti i problemi insiti anche nelle questioni psicopatologiche della così detta seconda generazione di immigrati) essa al 1° Gennaio 2016 era di 5 milioni e 26.153, ossia l’8,3% della popolazione. La prima comunità è quella della Romania (22%), Albania (9,3%), Marocco (8,7%), Cina (5,4%) e Ucraina (4,6%).

processo migratorio

Processo migratorio e salute psicofisica

Ritornando alla descrizione del processo migratorio proveniente dall’Africa bisogna dire che, una volta arrivati in Italia, i migranti vengono ospitati nei CAS (centri di accoglienza straordinaria), della cui organizzazione e strutturazione parleremo in un successivo articolo. Uno studio statistico  di Medici senza Frontiere, condotto dal Luglio 2015 al Febbraio 2016, ha cercato di analizzare le caratteristiche ed i bisogni specifici di questa popolazione, coinvolgendo CAS di 3 provincie italiane, Milano, Roma e Trapani.

Tra i soggetti analizzati (387 pz), 234 (60,5%) mostravano problematiche di salute mentale. Da questo screening MSF ha impostato 199 prese in carico, campione all’interno del quale il 42% presentava disturbi compatibili con PTSD, ansia (27%) o depressione (19%), l’età media era 23,9 anni (±5,5). L’87% di loro riferiva difficoltà legate alle condizioni di vita attuali, in particolare la mancanza di attività quotidiane, la paura per il futuro, la solitudine ed il timore per i familiari lasciati nel paese d’origine.

Nelle possibili insorgenze psicopatologiche connesse al processo migratorio aveva un ruolo significativo l’aver subito un evento traumatico, che aumenta la probabilità di avere disagi psicopatologici 3,7 volte superiore rispetto alla norma. Buona parte delle volte il trauma è connesso o all’aver vissuto in contesti di guerra, o al soggiorno in Libia prima di essere imbarcati, altra esperienza fortemente traumatizzante.

Approfondite meta-analisi sul processo migratorio hanno ormai appurato la stretta correlazione fra l’esperienza migratoria e la salute psico-fisica, visto che tale esperienza comporta la separazione rispetto al proprio contesto familiare e sociale, la perdita di sistemi di supporto, l’esistenza di barriere linguistiche e culturali, una significativa preoccupazione rispetto al proprio futuro e l’auto-sussistenza economica. Al quadro fin qui delineato va aggiunta la tendenza da parte di questa popolazione a somatizzare e vivere nel corpo il dolore mentale, molto tempo e risorse delle strutture dedite all’accoglienza vengono assorbite dalle conseguenze fisiche di queste somatizzazioni, che necessitano di continue cure mediche.

Bibliografia

Sull'Autore

Adriano Legacci

Titolare del Centro di Psicologia e Psicoterapia Dr. Legacci Padova.
Fondatore dell'Associazione Umaniversitas Academy , Corsi per Manager e Leader.
Cofondatore dell'Associazione Gli Argonauti, Psicoanalisi e Società.

Opera privatamente a Padova e a San Donà di Piave in qualità di psicoterapeuta.

Tiene corsi e seminari di crescita personale e professionale per manager e dirigenti d'azienda.

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